Lì dentro

“Instagram mi piace da impazzire, letteralmente; Twitter per niente; Facebook non l’ho ancora capito tanto bene; YouTube mi affascina, pero mi stanca, mentre TikTok deve essere formidabile, ma non ho tanto tempo e cosi me lo becco di seconda mano quando rimbalza sul mio schermo. Gli altri, boh, in tutta sincerita ho pure un po’ di strizza a registrarmi, eccetera. Quel che ho mi basta e soverchia, come diceva Andreotti.” È un salto in avanti e insieme all’indietro, vengono in mente le pitture rupestri degli animaloni che precedono di parecchio la scrittura. Dentro il telefonino con la cover sdrucita da vecchio sobbalza l’ambiguita della storia in modalita tecnologica, cio che spiega parecchio quanto di selvaggio, in tutti i sensi, s’incontra normalmente sullo schermo a cristalli liquidi. “Benvenuto nell’orgia digitale!” In realta, racconta Filippo Ceccarelli, li dentro ha trovato cio che sempre lo aveva incuriosito e attratto dell’Italia e degli italiani. La loro espressivita, la spudoratezza creativa, la sorprendente umanita. È bello poterli osservare e basta, senza criteri etici, condanne moralistiche, afflati palingenetici, distinzioni fra alto e basso. Sono cosi, e che ci vuoi fare? Le cantilene degli ambulanti, i tipi buffi delle spiagge, i preti pazzi, i milites gloriosi, le sciantose, le svampitone, le nonne rimbambite, i fattoni, le scritte sui cruscotti delle auto, “papa vai piano”, le scarpine da neonato sotto lo specchietto retrovisore, i rabbiosi cartelli nei condomini, le imprecazioni imprevedibili, le confessioni spudorate, le arti e i mestieri del Paese profondo, le differenze regionali, municipali, di quartiere e di campanile: “senza che me ne accorgessi Li dentro era diventato Qui dentro”. Dell’Italia, che Dio la protegga, le piattaforme elettroniche riflettono non solo e non tanto la testa e gli occhi, ma pure le orecchie, il naso e ogni possibile orifizio senza sottovalutare le viscere, il fegato, i reni, insomma i precordi. Li dentro ci sono tutta l’Italia e gli italiani, le liberta e i rischi di dipendenza da sbronza social. Un racconto esilarante ma serissimo di come siamo sempre stati.

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