Volevo essere Madame Bovary

Hera e nata in un Paese del socialismo reale dove la donna lavora almeno quanto l’uomo e la bellezza e una colpa, soprattutto per una ragazza ambiziosa come lei. Da piccola divorava i romanzi di Tolstoj e Balzac, in cui le eroine sono tutte fedifraghe e di solito fanno una brutta fine, ma anche tanti libri di propaganda secondo cui l’ideale femminile e sposarsi e lavorare in campagna. Hera e cresciuta cosi, in bilico tra il desiderio di diventare qualcuno e la consapevolezza di dover rigare dritto, tra la voglia di vestirsi alla moda sfidando le censure del regime e i rimproveri di nonna Asma. Poi, un giorno, e partita per Roma.
In Italia all’inizio ha sofferto, si e sentita smarrita. Insieme a Stefano pero ha trovato il suo centro: e diventata un’artista, ha dei figli che ama, non ha piu avuto paura di sembrare troppo. E allora cosa ci fa a Tirana con Skerd, uno con cui non ha nulla da condividere se non il corpo? E perche insieme a lui sente pulsare cosi forte l’eco della lingua madre? Hera non e piu quella ragazzina che cercava il grande amore nel dramma e negli uomini autoritari, ma ogni cosa intorno a lei sembra volerla ricacciare di nuovo nel passato da cui e fuggita.
Con la sua voce essenziale e un umorismo piu tagliente che mai, Anilda Ibrahimi ha scritto un romanzo sulle insidie dell’appartenenza e della memoria, sui modelli femminili da incarnare e ribaltare, sull’importanza di rimanere fedeli a cio che siamo diventati quando il tempo insiste per riportarci indietro.

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