Lucia nasce a Trieste nel 1907. Secondogenita di James e Nora Joyce, vive la sua infanzia con i genitori e il fratello Giorgio in precarie condizioni economiche. Dopo Trieste inizia un peregrinare continuo tra Parigi, la Svizzera – soprattutto Zurigo – e qualche breve ritorno in Irlanda. È a Parigi che Joyce entra in contatto con scrittori, artisti, esponenti dell’alta borghesia e generose benefattrici. In questo contesto – un tenore di vita al di sopra delle reali possibilita dello scrittore, un successo che stenta a decollare ma un fervente interesse per la sua opera da parte di alcuni estimatori di eccezione, una routine familiare delirante – Lucia e Giorgio crescono in uno strano rapporto di simbiosi. Cosi il matrimonio di Giorgio e vissuto come un abbandono da Lucia, che viene anche rifiutata da tre uomini nel giro di breve tempo (tra cui Beckett e lo scultore Calder). L’unico ambito in cui riesce a esprimere se stessa e la danza: frequenta corsi teatrali e coreutici, stringe amicizie femminili che le sono di ispirazione e si inserisce in ambienti artistici molto lontani da quelli del padre. Il primo crollo psichico segna per lei l’inizio di un calvario che, tra cliniche e manicomi, terapie sperimentali, psicanalisi junghiana, diagnosi contraddittorie e mai verificate, durera tutta la sua vita. Scoprire il segreto dell’oscura malattia mentale di Lucia, della quale Joyce continuera sempre a sentirsi colpevole, diverra per l’autore dell’Ulysses una vera ossessione, che non gli dara mai tregua e rischiera di distruggerlo. Luigi Guarnieri ricostruisce e racconta il rapporto singolarissimo tra l’eccentrico James Joyce e la figlia da lui molto amata con commossa e coinvolgente partecipazione, conducendo un’affascinante indagine letteraria sull’arte, i sentimenti e le vicissitudini del grande scrittore e della sua famiglia.