La vita assassina

Jacques Verdier, il protagonista di questo romanzo, e un antieroe del male. Dopo un secolo di figure luciferine, che cercavano testardamente il male, Vallotton ha creato un personaggio che e accompagnato dal male come da un’ombra, o un aroma, ma certamente non lo vuole. Anzi, Verdier in generale vuole poco. È un giovane di provincia calato a Parigi, che si scopre quasi per caso una vocazione di storico dell’arte. La sua esistenza si svolge su scenari prevedibili della metropoli, fra bordelli, salotti, caffe e redazioni. Ma Verdier sa di celare un grave segreto: il male e suo ospite perenne, e dalle sue mani si trasmette alle piu varie creature che gli vengono incontro. Un’ironia sinistra avvolge tutte le sue vicende, avvicinando amore e assassinio sino a farli diventare dei «quasi sinonimi». Si direbbe che in Verdier il volto assassino della natura si sia scelto un rappresentante, e si compiaccia beffardamente del suo aspetto poco vistoso e innocuo. Ma e davvero innocente Verdier? Quanto piu lo proclama, tanto piu insospettisce. E esiste davvero Verdier? Vista dall’esterno, la sua storia e quella di un giovane e promettente studioso d’arte. Vista dall’interno, e una vita che obbedisce a un «codice di carneficina e di sangue», mentre un «cappio di fatalita» lentamente la strozza. Ma, e questo e il paradosso del romanzo, che Vallotton fa giocare magistralmente, la vita nefasta di Verdier non e percepibile da nessuno salvo da Verdier stesso e dal lettore che ascolta le sue confessioni. E questo crea un divario fra esterno e interno che conferisce al racconto una vibrazione di cupa ilarita. Come nella sua opera di pittore, Vallotton mostra in questo romanzo di essere attratto dall’oltraggioso e dall’urtante. E applica d’istinto quella esautorazione del soggetto che rivendicavano i cavalieri della «decadence», da Nietzsche a Remy de Gourmont. Cosi si precisa davanti ai nostri occhi, con lo stesso tratto che ci era noto dai disegni di Vallotton, il profilo di una storia sottilmente ossessiva: la cronaca di un «insabbiamento in un orrore molle». «La vita assassina», scritto nel 1907-1908, fu pubblicato, postumo, nel 1930.

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