Nella storia della letteratura il diario occupa un posto speciale. Sono diari, in fondo, le *Confessioni* di Sant’Agostino e i *Saggi* di Montaigne, due dei libri più letti e amati di sempre. E venendo a tempi più recenti il *Diario* dei fratelli Goncourt è un testo imprescindibile per comprendere la grande Francia ottocentesca, e, a modo suo, è un monumentale diario in più volumi l’acclamato *La mia lotta* di Karl Ove Knausgård.
E lo è, ovviamente, il *Diario notturno* di Ennio Flaiano, libro meraviglioso che illumina il nostro dopoguerra e gli anni del boom. Proprio da Flaiano, che ha conosciuto personalmente quando era bambino, parte Enrico Vanzina per questo suo, affascinante, *Diario diurno*. Un diario adulto, iniziato da un uomo di 62 anni che non ne aveva mai tenuto uno. **Un diario che racconta undici anni, racchiusi da due grandi crisi sociali, quella economica del 2011 e quella che stiamo ancora vivendo ed è legata alla pandemia**. E in mezzo: la vita, le gioie, i dolori, gli attimi solo in apparenza insignificanti ma in realtà decisivi, la politica, i libri, il cinema, certo, il cinema, gli amici che si ritrovano o se ne vanno, gli incontri casuali, le strade prese o perse.
Perché un diario, se scritto da un grande autore, è molto di più del mero succedersi degli accadimenti, pubblici e privati che siano, è un’opera letteraria che sa far commuovere, sorridere, riflettere, rivelando verità spesso nascoste sul cuore umano.