Quello che hai tra le mani e un piccolo romanzo luminoso che ti fara ridere e commuovere. E scoprire con che passo la malinconia e la comicita possano andare a braccetto. Un po’ come capita nell’amore, ti sembrera, leggendolo, di guardarti allo specchio, di riconoscere le tue paure e i tuoi desideri, di vedere il tuo passato, presente e futuro. Perche quei ragazzi di sessant’anni che leggono senza occhiali e vanno in scooter anche d’inverno, che la sera vorrebbero bersi un prosecco con gli amici anche se «a un certo punto della vita gli aperitivi tendono a diradare», che hanno mogli e figli capaci di spiazzarli, idee vive sotto la pelle e un’energia testarda con cui prendere di petto l’esistenza, siamo noi.
I ragazzi di sessant’anni sono i protagonisti, anzi il protagonista di questo romanzo, dato che nel libro «I ragazzi di sessant’anni» e un nome proprio, quello del marito di Stefania: un plurale singolare di grande potenza simbolica. I ragazzi di sessant’anni hanno una moglie, due figli, un buon lavoro e sempre meno amici. Hanno vecchi, inquieti amori che non smettono di parlargli in testa. Vestono marchi per giovani, si tengono in forma con una palestrina casalinga e litigano con i ragazzi di ottant’anni, che non mollano e «scartavetrano e martellano e raschiano e grattano e scrostano e trapanano e stuccano». Piu che la morte, temono, forse, i ragazzi di quattordici anni e la loro pazza elettricita. Intorno la citta e cambiata, il mondo e cambiato, ma i ragazzi di sessant’anni continuano a essere ostinatamente se stessi. Non sono ne depressi ne inossidabili: sorridono. Hanno desideri, e paure. E un vicino di casa insopportabile che un po’ li intenerisce un po’ li infiamma. Insieme alla loro, seguiamo le vite di altri: ragazzine che vagano nella notte rischiando di perdersi per sempre, donne che sembrano destinate al fallimento e invece si rivelano grandi imprenditrici, notai che hanno compiuto un passo falso – tutti vicini e lontanissimi nella luce radente del tempo.