Il violinista

Texas, 1865, guerra di Secessione, anno quinto. Grazie alla faccia e alla statura da bambino, e al violino Markneukirchen che incanta chiunque l’ascolti, Simon Boudlin è riuscito a sfuggire agli occhiuti reclutatori confederati. Ne ha visti tanti di orrori, il violinista itinerante, e sa soltanto che a nessun costo vuole imbracciare un’arma. Poi però arriva il giorno in cui, coinvolto in una rissa da saloon, viene arruolato a forza. Simon fa resistenza come può, prima all’addestramento, dopo sulle rive del Rio Grande, teatro di un’ultima, inutile vittoria sudista di una guerra ormai persa. Senza nemmeno aspettare il foglio di congedo dai vincitori, Simon prende il largo insieme ad altri tre musicisti che, come lui, sperano di trovare fortuna e soldi altrove: Damon, con la passione per Edgar Allan Poe e il flauto irlandese; Doroteo, tejano e chitarrista; il giovane Patrick, tamburino dell’esercito con il suo bodhràn. Comincia così un vagabondaggio del quartetto di musici attraverso il Texas devastato dalla furia degli eserciti e dalla febbre gialla, percorso da gente affamata e cenciosa, ma anche abitato da una natura intatta e primitiva. Un viaggio irto di difficoltà in cui la musica – quella che i quattro devono imparare a suonare insieme – è la stella polare di Simon, come lo è il pensiero di quella ragazza irlandese con i capelli corvini che gli ha rubato il cuore e che sente come un destino ad attenderlo in fondo a quel lungo cammino.

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