Sebald si e spesso presentato ai lettori nei panni del viandante saturnino, sulle tracce degli autori prediletti oppure intento a ricostruire le traiettorie di esistenze errabonde e sradicate, attraverso paesaggi sempre vividamente descritti, si tratti del Suffolk o di una citta italiana. In realta e stato soprattutto un «viaggiatore nel tempo», perche «occuparsi del passato … e cio che fantasmi e scrittori hanno in comune»: e se la Storia obbedisce a leggi imperscrutabili, resta quanto meno la possibilita di cogliere, vagabondando in liberta attraverso il passato, barbagli di una verita che ci sarebbe altrimenti negata. Accade quando Sebald, in Corsica, scopre il tenace rapporto – perturbante per noi che tendiamo a sbarazzarci della memoria come di una zavorra – che li da sempre si intrattiene con i morti, e in particolare la sorprendente figura dell’«acciatore», vero ponte fra la vita e l’aldila. O quando la cronaca – fissata nei Diari – del viaggio da Praga a Parigi compiuto da Kafka nel 1911 insieme a Max Brod gli si rivela misteriosamente un riverbero dei suoi stessi ricordi, al punto che le varie tappe gli sono «piu familiari di quanto lo sia mai divenuto in seguito qualsiasi altro luogo». O, ancora, quando grazie a Nabokov, incarnazione del senso piu vertiginoso dell’esilio, comprende che «se vogliamo annullare il tempo possiamo riuscirci solo a patto di rievocare minuziosamente gli oggetti da un pezzo caduti nell’oblio». Laddove, come in queste pagine, l’impresa abbia successo, si attinge infatti «un regno luminoso, appena soffuso di un alito surreale come lo sono tutti i prodigi, e ci si ritrova, per cosi dire, sulla soglia della rivelazione di una verita assoluta».